M.D. numero 17, 16 maggio 2007

Note stonate
Accordi tra Regioni e GdF: la corsa al rinnovo
di Filippo Mele

I
n alcune Asl del nostro Bel Paese si cominciano a cooptare gli ufficiali della Guardia di Finanza che si sono messi particolarmente in luce nella “caccia” al malaffare in sanità. È il caso della Puglia. Di recente, infatti, la Giunta regionale pugliese ha autorizzato l’assessore Alberto Tedesco a stipulare un accordo con il comandante regionale della Guardia di Finanza sulla scorta del Protocollo di intesa già siglato il 29 luglio del 2003. Da notare che nel 2003 la Puglia era guidata da una Giunta di centrodestra. Ora, al contrario, è guidata da una Giunta di centrosinistra. Evidentemente, per quel che riguarda i rapporti con i medici di famiglia e la Guardia di Finanza, centrodestra e centrosinistra pari sono. Soffermiamoci sui contenuti della convenzione in questione, composta da cinque articoli.

Articolo 1
Tratta dell’oggetto del protocollo finalizzato a tutelare il bilancio della Regione in materia di spesa pubblica sanitaria. Nel dettaglio, verranno praticati dalla Guardia di Finanza particolari interventi, nel corso dei normali servizi istituzionali, in tema di:

  • spesa farmaceutica;
  • contrasto alle truffe al Ssn;
  • prestazioni sanitarie in favore degli aventi diritto risultanti in termini speculari e di adesione, anche territoriale, con i servizi gravanti sul bilancio della Regione Puglia.
L’esito dell’attività verrà riportato in una relazione trimestrale che la Finanza si impegna a inviare, entro i trenta giorni successivi la scadenza di ciascun trimestre solare, all’assessorato regionale alle politiche della salute, previo nulla osta dell’Autorità giudiziaria in caso di evidenze oggetto di fatti o circostanze penalmente rilevanti.

Articolo 2

Viene istituita una “Cabina di regia” costituita da un ufficiale della Guardia di Finanza, dall’assessore regionale e dal direttore generale dell’Ares (Agenzia regionale sanitaria), dal dirigente del settore programmazione e gestione sanitaria o delegato. Ogni due mesi verrà convocata una riunione dell’organismo. Prevista anche una sorta di alternanza della sede delle riunioni. Riunioni, ovvio, dedicate alla verifica delle risultanze operative e all’apprezzamento di nuovi interventi finalizzati a conferire ulteriore valore aggiunto all’intesa. Possibili incontri anche nelle sedi provinciali delle Fiamme Gialle in caso di argomenti di valenza di quell’ambito territoriale. La “Cabina di regia” ha funzioni di indirizzo in ordine a eventuali integrazioni o modifiche delle attività oggetto della convenzione, ferme restando l’autonomia e l’indipendenza della Guardia di Finanza nell’espletamento dei propri autonomi compiti di istituto .

Articolo 3

La convenzione avrà una durata di 24 mesi e decorrerà dalla data di consegna dei beni e servizi in essa previsti. È espressamente escluso il tacito rinnovo, fermo restando la possibilità di rinnovo previo accordo delle parti.

Articolo 4

La spesa complessiva a carico della Regione derivante da tale provvedimento è pari a 240.000 euro (e precisamente 10.000 euro per 24 mesi). Per il corrente esercizio la spesa ammonta a 90.000 euro (dal mese di aprile 2007 a dicembre 2007) e trova copertura sul cap. 741090 del Bilancio di previsione 2007.

Articolo 5

Tutti gli obblighi di natura tributaria e gli adempimenti amministrativi scaturenti dalla stipula della convenzione sono a carico dell’assessorato alle politiche della salute della Regione Puglia.

Il silenzio assenso


Sin qui il “capitolato”. In primis, rispetto a questo provvedimento c’è da registrare il silenzio più assoluto delle delegazioni sindacali regionali. Evidentemente non vale più neanche la pena di reiterare proteste che sono state sollevate, invano, in tutta Italia.
I medici di famiglia pugliesi forse cominciano ad abituarsi ad avere, in maniera figurata, i finanzieri in sala d’attesa. Anche perché, nel campo, c’è uno “specifico” regionale. Pare, infatti, che alcuni ufficiali della Guardia di Finanza si siano talmente specializzati nella “caccia alle truffe in sanità” e nel “controllo dei conti della spesa sanitaria” da venire corteggiati insistentemente dai manager delle Asl perché lascino il Corpo ed entrino a pieno titolo negli organici aziendali.
È già accaduto qualche mese fa nella Asl di Taranto, dove il Comandante del Nucleo investigativo della Polizia Tributaria è stato ingaggiato dal direttore generale Marco Urago. Una scelta che si appresta ad attuare anche la Asl Lecce 1, la seconda della Regione in base al volume di affari, circa 1 miliardo di euro l’anno. Anche nel Salento, l’attuale comandate del Nucleo investigativo delle Fiamme Gialle, a soli 48 anni, ha chiesto l’aspettativa e ha firmato un contratto di 5 anni con l’Azienda sanitaria locale per espletare il compito di “superinvestigatore” antitruffa e antispesa. Insomma, pare che gli ufficiali della Guardia di Finanza, specie in questa Regione, abbiano un futuro in sanità. E pensare che i medici di medicina generale vorrebbero che le contestazioni a loro carico, ove ce ne fossero, in termini di congruità della spesa e di appropriatezza delle prescrizioni, fossero effettuate dalle apposite commissioni distrettuali. Così come sancito, oltretutto, dall’Accordo collettivo nazionale in vigore nonostante sia già scaduto. In tale accordo, all’articolo 27 “Appropriatezza delle cure e dell’uso delle risorse”, si fa presente ai commi 4, 5, 6 e 7, il percorso da seguire in caso “le Asl rilevino comportamenti prescrittivi del generalista ritenuti non conformi alle norme”.
Nell’evenienza “il caso è sottoposto ai soggetti individuati all’articolo 25, comma 4, deputati a verificare l’appropriatezza prescrittiva”. Chi sarebbero questi soggetti? “Il direttore del Distretto e i collaboratori coadiuvati da un medico di medicina generale, membro di diritto dell’Ufficio di coordinamento delle attività distrettuali, e da due rappresentanti dei medici di medicina generale eletti tra quelli del Distretto”.
L’Accordo collettivo nazionale prevede anche un successivo iter nel caso di contestazioni, una volta ascoltato anche il medico interessato, sino al Direttore generale per l’adozione dei provvedimenti di competenza. C’è da precisare, tuttavia, che tale iter “è demandato alla contrattazione regionale”. Ma in Puglia l’Accordo integrativo regionale non è stato ancora approvato. Ergo, dove sono gli organismi distrettuali contemplati dall’ACN? Chi ne fa parte batta un colpo. Ma quale interesse avrebbero Regione e Aziende a formarli e, magari, pagare gettoni di presenza a chi ne fa parte se, con soli 10mila euro al mese, hanno a disposizione un intero corpo delle nostre forze dell’ordine per controllare non solo i medici di medicina generale, ma anche gli ospedalieri e gli ambulatoriali oltre a conti, bilanci, ed evasori dall’obbligo di pagare il ticket? Un corpo di finanzieri, oltretutto, superspecializzato in questa materia come dimostrano le recenti assunzioni di finanzieri a Taranto e Lecce. In questa ottica, e non solo in Puglia, i medici di famiglia rischiano di fare la figura degli ingenui.