M.D. numero 18, 23 maggio 2007

Editoriale
Sicurezza delle cure: il controllo non basta


All’Italia non mancano regole sulla sicurezza delle cure. Anche quelle che esistono vanno benissimo, sono chiare e rigide. Di che cosa c’è bisogno allora, per evitare carneficine, soprattutto mediatiche, per i pazienti, ma anche per i loro medici? Secondo Aldo Ancona, presidente dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali (Assr), è innegabile che abbiamo bisogno di maggiori controlli. E questo è un passo che deve compiere il Governo. L’esecutivo, tuttavia, non è rimasto fermo dopo l’ennesimo clamore scatenato dal caso degli otto pazienti che hanno perso la vita nell’unità di terapia intensiva coronarica di Castellaneta, appena entrata in funzione. Arriverà, infatti, quanto prima all’attenzione del Consiglio dei Ministri un provvedimento che istituirà in ogni Asl e ospedale un ufficio interamente dedicato alla qualità e alla sicurezza, sia clinico-assistenziale sia tecnologica, con poteri chiari di intervento in tutti i settori degli ospedali e delle altre strutture, e articolazioni sanitarie pubbliche. Altra sfida importante, aggiunge però Ancona, è quella della trasparenza. Soprattutto perché, su questo fronte, si insinuano i tentacoli del malaffare. Ma la legge che c’è, anche in questo caso, secondo l’esperto è adeguata, severa e rigida, per cui non è il caso di intervenire su di essa, ma piuttosto fare in modo che alle regole venga data la possibilità di funzionare, evitando che vengano disattese.
Per quanto riguarda la medicina generale, essa difficilmente è protagonista dino episodi comparabili a quelli dell’attualità della cronaca, ma risente pesantemente del clima generale di sfiducia che, a intervalli regolari, investe la sanità italiana. La parola d’ordine, a questo punto, diventa una sola: standard. La rilancia il ministero, che ricorda il piano per la messa in sicurezza di strutture e pazienti già varato diversi mesi fa, e che ha tra i propri nodi-chiave proprio il raggiungimento di linee guida nazionali in materia di sicurezza, e di verifica di standard positivi e omogenei, di struttura e di processo, a livello nazionale. Lo ricorda anche la Società scientifica che si dedica alla qualità dell’assistenza, la Siquas, sottolineando che la sicurezza e la qualità dei servizi offerti
ai pazienti non figura mai tra le priorità delle aziende e degli ospedali, e dipende invece dalla lungimiranza e sensibilità dei singoli amministratori. Troppo poco e così la Società scientifica presenterà al prossimo Forum della Pubblica amministrazione un Osservatorio delle buone pratiche, che raccoglie le esperienze maturate nel corso
degli anni da alcune realtà che hanno messo in campo progetti.
Ma la mente corre, per i Mmg, alla Convenzione prossima (si spera) ventura. Perché non finalizzare parte degli investimenti, invece che ai budget e all’efficienza economicistica, ai risultati di salute raggiunti. Una proposta più volte ventilata da alcune Società scientifiche della MG e altrettante volte lasciata cadere. Per rispondere ai clamori
con uno slancio di positività concreta, si potrebbe cominciare proprio da qui.