M.D. numero 20, 6 giugno 2007

Note stonate
Certificati di malattia: una chance perduta

Non sono nemmeno lontanamente d’accordo con il coro di proteste sindacali e ordinistiche che si è levato contro il Prof. Pietro Ichino e il suo articolo col quale, sul Corriere della Sera, egli stigmatizzava la facilità con cui sono rilasciati i certificati di malattia. Era questa un’occasione d’oro per trovare alleati importanti nella battaglia per liberare il Mmg di un’incombenza così assurda da risultare offensiva e l’abbiamo buttata via.
Sindacati, Ordini, e qualche collega hanno scelto invece la strada del salvare la faccia negando l’evidenza. E il bello è che l’hanno fatto non solo sulla stampa laica, letta da chi, non facendo questo mestiere, potrebbe anche credere a ciò che legge, ma anche sulla stampa di settore indirizzata proprio ai Mmg, che ogni santo giorno si confrontano con l’ingrato compito di raccontar bugie a un sistema che vuol farsele raccontare, ma poi ogni tanto, per farsi credere serio, arresta e condanna qualche bugiardo.
Non si tratta solo dell’ovvio e cioè del fatto che è incoerente negare fiducia al Mmg sui certificati per la patente di guida e poi riconoscergliela sui certificati di malattia. Si tratta anche di un minimo di serietà scientifica. Io sarei estremamente grato all’INPS se ci informasse sulla variabilità delle prognosi, cioè se ci facesse sapere, per ogni singola diagnosi di malattia, media, range e deviazione standard del numero dei giorni riconosciuti dai medici certificanti in questo nostro Paese di Pulcinella. E vorrei tanto che i nostri Ordini spiegassero al Prof. Ichino non solo che siamo tutti specchi di onestà, ma anche come facciamo a indovinare quanti giorni durerà una malattia, quando tutti i testi di patologia indicano per tutte le malattie non un lasso di tempo preciso come quello che noi dobbiamo scrivere sul certificato, ma un minimo e un massimo, anch’essi poi determinati per lo più a capocchia dagli illustri clinici autori dei testi, che tutto sono in genere tranne che cultori di statistica e “prognosticologia”.
Non mi si venga a dire che i 40mila medici di famiglia italiani riescono a determinare la prognosi esatta adattando, grazie alla loro esperienza e al loro acume clinico, i range prognostici dei sacri testi al caso particolare del paziente che sta loro di fronte, che loro conoscono così bene e visitano così puntigliosamente.
In sostanza: se sindacati, Ordini e colleghi vogliono prendere in giro il Corriere della Sera, la Confindustria e le forze politiche, facciano pure. Magari mi ci diverto anch’io. Ma per favore non prendete in giro me e tutti quei Mmg che, privi della capacità di approfittare del piccolo potere certificatorio, si trovano solo esposti alle rampogne della propria coscienza: una coscienza che non solo rimprovera loro di insultare la medicina, ma anche di danneggiare oltre ai “padroni” (a noi ex sessantottini forse ce ne importa poco), anche quei lavoratori che, a causa dell’assenteismo dei furbi, fanno il doppio lavoro per una paga che rimane comunque la stessa.

Antonio Attanasio,
Medico di medicina generale
Mandello del Lario (LC)



Autovelox, limiti di velocitàe contravvenzioni

S
uscitano molte perplessità le multe comminate per il superamento del limite di velocità per pochi chilometri orari quando tale limite è molto basso e per di più posto su tratti stradali sui quali è oggettivamente difficile non superarlo, soprattutto quando a subirle sono alcuni soggetti dedicati alle urgenze mediche come i Mmg o i medici di guardia, che non hanno autovetture dedicate o riconoscibili per la loro attività e devono raggiungere prima possibile un paziente che abbia richiesto in urgenza il loro intervento. Non è infrequente, specie su strade extraurbane, che in tale frangente il medico superi di qualche chilometro orario il limite di velocità posto.
L’enorme diffusione di autovelox ha amplificato tale problematica. Molte amministrazioni comunali infatti hanno scoperto la “gallina dalle uova d’oro” per sanare bilanci comunali deficitari: basta infatti piazzare un autovelox ben occultato su un rettilineo di una arteria stradale che ricada nella giurisdizione di quel Comune (dopo aver ottenuto dagli organi competenti l’autorizzazione a fissare a 50 Km/h il limite di velocità ) e “beccare” così un numero enorme di infrazioni.
Tali contravvenzioni non sono quasi mai contestate immediatamente, per non creare intralcio o pericoli alla circolazione in tratte di strade a scorrimento “veloce” (ironia della sorte) come quelle extraurbane.
Per il medico di assistenza primaria che riceve tale contravvenzione durante lo svolgimento della sua attività la delusione è cocente: da un lato gli si chiede di portare soccorso a chi gli richieda una visita domicilare urgente, dall’altro è sanzionato se, per arrivare sul posto il prima possibile, supera anche di poco il limite di velocità. Vista la situazione sarebbe però più corretto dare la possibilità ai medici che utilizzano autovetture proprie (Mmg o medici di continuità assistenziale) di poter dimostrare nell’immediato che il superamento del limite di velocità contestato è stato determinato da uno stato di necessità oggettiva. Lungi dal volersi mettere sullo stesso piano degli operatori del 118 o del 115, sarebbe però auspicabile anche l’opportunità di dotare Mmg e medici di CA di strumenti di riconoscimento da utilizzare in caso di effettiva necessità.

Marcello Pugliese,
Medico di medicina Generale
Donnici Inferiore (CS)